mercoledì 15 febbraio 2012

I Sogni nell'antico Egitto parte 2

Il riscontro più antico che abbiamo, ragionando di sogni e della loro interpretazione, risale a circa 4000 anni fa, si tratta del “ Libro dei sogni ieratico” che fu scritto in Egitto nel 2052-1778 A.C. in caratteri ieratici (geroglifici corsivi). E’ una specie di dizionario dei sogni, un’opera pensata per la consultazione veloce in cui sono affrontate e spiegate le immagini che appaiono più di frequente in sogno.

Ogni riga di questo testo inizia con le le parole: Se una persona vede in sogno…. e l’opera parte dal parte dal presupposto che i sogni siano da dividersi in due grandi gruppi, quelli delle persone buone (protette dal Dio Horus) e quelli delle persone cattive (protette da Seth) e che, data la sacralità del linguaggio in Egitto, ogni temine o concordanza fonetica presente in sogno non fosse casuale, ma indicasse di un possibile, probabile significato.

L’idea di fondo era che il sogno servisse per comunicare con il mondo dei defunti o con le divinità, ma già allora si considerava che le immagini potessero nascere come conseguenza di uno stato particolare del sognatore, di una condizione che egli stava vivendo, e alcune affermazioni in esso contenute, riflettono questa convinzione: “I sogni sono comprensibili solo se si prendono in considerazione le circostanze della vita, il tipo fisico e il carattere del sognante”

L’importanza attribuita ai sogni in questo periodo storico è espressa nel dialogo fra la Dea Iside e Horus: “Horus, figlio mio, dimmi cosa hai visto affinchè le tue sofferenze possano dileguarsi attraverso i tuoi sogni”.

Risalgono invece al I secolo D.C. i due “Libri dei sogni demotici” che sono purtroppo giunti a noi in forma frammentaria e che si concentrano quasi esclusivamente sul sogno femminile, di contenuto sessuale ed in rapporto con gli animali.

Queste antiche testimonianze, frutto di una cultura millenaria, sono sorprendenti per alcuni temi di innegabile modernità come il considerare i sogni formati da immagini e simboli che denunciano pensieri e sentimenti nel sognatore, considerarli utili solo a chi li comprende, analizzarne i giochi di parole e le analogie fonetiche, prenderne in considerazione i contenuti sessuali.

Ma gli assunti di fondo che dominano l’onirologia egiziana sono in grande parte espressione della fede nell’aldilà e nei sogni come collegamento primario con questo. Come il sole si “immerge nella notte” l’uomo, col l’arrivo del sonno, si immerge nell’aldilà per emergerne temprato al mattino, questa la visione comune. Ed i sogni, in questa prospettiva, erano il linguaggio di questo territorio misterioso che il sognatore aveva la possibilità di riportare con se’ per essere guidato di giorno.

I sogni contenevano profezie per il futuro e notizie dei defunti, quelli dei sovrani configuravano anche le vicende politiche, contenevano verità e saggezza ed erano la voce degli Dei che si rivelava solo all’intelligenza dell’esperto.

L’interpretazione dei sogni era infatti considerata una vera e propria scienza che meritava il rispetto riservato alla medicina ed alla magia e che prevedeva un’ accurata preparazione, un corso di studi della durata di più anni nella “Casa della vita” una vera e propria istituzione culturale adibita a laboratorio degli scribi, una sorta di Università dei tempi.

Anche i sacerdoti del tempio di Serapide a Kanobos si guadagnavano da vivere soprattutto con i consulti onirici, interpretando i sogni inviati dagli Dei ai mortali, e con la “medicina onirica”, l’analisi specifica del sogno il cui fine era la cura e la guarigione del corpo attraverso l’ascolto e la comprensione del sogni e che rimase ampiamente praticata in tutto il mondo antico.

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