domenica 5 febbraio 2012

Il dio del sonno: Hypnos

Nella mitologia greca, Hypnos era il dio del sonno, conosciuto nei Romani sotto il nome di Somnus. Figlio di Nyx, la notte, era anche, secondo l'Iliade, il fratello gemello di Tànato o Thanatos, dio che personificava la morte. Secondo Esiodo, viveva nelle terre sconosciute dell'ovest, mentre secondo Omero, abitava Lemnos. Gli scoliasti (commentatori antichi) di Omero si sono interrogati riguardo a ciò. Secondo alcuni, i Lemnieni apprezzavano molto il vino, quindi accoglievano Hypnos con piacere. Secondo altri, il dio era innamorato di Pasitea, una delle tre Grazie, che abitava in questa città.

Hypnos aveva il potere di addormentare tanto gli uomini che gli dei. Era considerato benevolo ed ero attorniato dai Sogni. Nel canto XIV dell'Iliade, Era gli chiese di addormentare Zeus, affinché Poseidone potesse aiutare i greci, nonostante il divieto del padrone dell’Olimpo. Hypnos ammise che poteva addormentare tutti gli dei e ricordò anche che aveva già, precedentemente, addormentato Zeus in modo che Era potesse vendicarsi e far morire Eracle, ma al suo risveglio il Signore degli Dei infuriato lo fece precipitare in mare. Si salvò grazie all'intervento di sua madre. In questo secondo caso Era promise di dargli la mano di Pasitea ed Hypnos si lasciò convincere; si trasformò in un uccello e, ancora una volta, addormentò Zeus.

Il dio del sonno ebbe molti figli, tra i quali Morfeo, Momo, Icelo, Fobetore e Fantaso. Era considerato benevolo ed ero attorniato dai Sogni.
Hypnos diede ad Endimione la facoltà di dormire ad occhi aperti. Somnus viene spesso raffigurato come un giovane nudo con le ali sul capo.

Il mito tramandato da Virgilio nell'Eneide vuole che Palinuro, il vecchio nocchiero di Enea, mentre era al timone durante la notte fu raggiunto dal dio Sonno disceso dall'Olimpo nelle sembianze dell’amico Forbante. Poiché il mare era calmo il dio tentò di persuaderlo a riposare in quanto la nave avrebbe mantenuto la rotta anche senza guida.
"Che bella notte" disse il Sonno, simile a Forbante.
"Che bella notte, o Palinuro. Non sei stanco?" Palinuro sorridendo rispose:
"Tengo stretto il timone, questa calma non mi rassicura, ci sono troppe stelle e c'è qualcosa di inquietante che striscia sul mare".
"Non preoccuparti" disse il Sonno "Riposa un poco, lascia a me il timone, che ti sono amico. Tutti dormono, perché soltanto tu devi vegliare?"
Nell''animo di Palinuro si insinuò la rabbia. Rabbia ed invidia per il grande Enea che dormiva sicuro.
"lo non ho sonno" rispose Palinuro; ma già le membra divenivano pesanti. Palinuro pensò: "Non debbo dormire, sento un inganno. Se io dormo forse Enea... ".
"Non mi fido del mare questa notte" disse ad alta voce e si avvicinò al timone. Il falso amico alzò una mano dalle dita divine e una rugiada leggerissima cadde sugli occhi di Palinuro il quale, stringendo a sé la barra, lentamente chiuse gli occhi vittima di un sonno irresistibile. Strinse a sé il timone con tutte le sue forze ma il dio lo scaraventò in mare con una forte spinta. Pur se addormentato Palinuro non lasciò il timone che si spezzò precipitando con lui. Con un rumore lieve Palinuro entrò nell'onde. Si destò solo nel mare, lontano la nera sagoma delle navi. Palinuro lentamente cominciò a nuotare, pensando alla flotta senza guida. Ad Enea disteso nell'ombra a riposare lanciò un grido:
"Destati, Enea, destati! Lascia i tuoi sogni. Il tuo amico Palinuro è perduto".
Per tre notti egli fu trascinato dalle onde. All'alba del quarto giorno un'onda gigantesca lo scaraventò sulla costa, nei pressi della città greca di Elea (Velia per i latini). Appena toccò terra, genti ostili lo uccisero.

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